Bartolomeo Colleoni, i Martinengo Colleoni e loro parentele

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Il celebre condottiere Bartolomeo Colleoni, non avendo figli maschi, lasciò eredi, oltre che di buona parte del proprio patrimonio, anche del cognome e degli stemmi i nipoti Alessandro ed Estore, figli di sua figlia Ursina e di Gherardo Martinengo, i quali, per sua disposizione del 1472, assunsero il cognome Martinengo Colleoni per sé e discendenti.
La famiglia ebbe l’abitazione principale a Brescia, dove i Martinengo risiedevano da secoli, ma un ramo di essa possedette il castello di Cavernago per quattro secoli, sino al 1874, poco prima della sua estinzione (1885).
Da Estore nacque Gherardo (1491? – post 1539/ante 1547) da cui nacque Bartolomeo (1505?-1558). Gli ultimi due nel 1533 ottennero dalla Repubblica di Venezia il titolo di conti di Malpaga e Cavernago.
Da due figli di Bartolomeo e di Paola da Ponte ebbero origine i due principali rami dei Martinengo Colleoni: quello dei Martinengo Colleoni Langosco (poi anche Martinengo Colleoni Langosco Leni) discendenti dal condottiere Francesco (1548?-1621), che ebbero il castello di Cavernago e poi il titolo di marchese di Pianezza in Piemonte, e quello del fratello di questi Estore (1551?-1575?), che ebbe la rocca di Malpaga e per questo spesso si chiamò Martinengo Colleoni Malpaga.
Francesco Martinengo Colleoni fu condottiere e nel 1576 venne insignito del Collare dell’Annunziata; nel 1583 sposò Beatrice Langosco di Stroppiana (1556?-1612) marchesa di Pianezza, titolo che passò ai discendenti.
Dei figli dei due vanno ricordati Gaspare (o Gasparo) Antonio (1584?–1625), Caterina e Gherardo (1601-1643).
Il 10 maggio 1602 Caterina sposò il ferrarese marchese Enzio Bentivoglio.
Gaspare Antonio in San Giovanni a Brescia sposò il 30 aprile 1617 la marchesa Emilia Avogadro (1601-1670), figlia del defunto Roberto (che nel 1602 era stato creato marchese di Borgo San Martino in Piemonte) e di Giulia Gonzaga.
Il 24 gennaio 1621 il conte Francesco fece testamento lasciando eredi i figli marchese Gaspare Antonio e conte Gherardo.
Nel 1625 morì in Piemonte il marchese Gaspare Antonio e nel 1626 Emilia si risposò con il conte Bartolomeo Martinengo Colleoni Malpaga.
La famiglia continuò con Gherardo, divenuto marchese dopo la morte del fratello Gaspare Antonio.
Nel 1626 Giovanni Battista Leni, che era stato creato cardinale il 24 novembre 1608, fece l’accordo per il matrimonio di due sorelle sue nipoti: il 5 marzo di Semidea con Annibale Bentivoglio ed il 1° luglio di Licinia con Gherardo Martinengo Colleoni.
Il padre delle due sorelle era Camillo Leni, fratello del cardinale, la madre era Clelia Capranica, che il 3 novembre 1636 lasciò erede il nipote Francesco Amedeo (o Amadeo) Martinengo Colleoni (1628-1665) e spirò il 26 maggio 1637.
Camillo e Giovanni Battista Leni erano figli di Licinia Caffarelli. Questa era sorella di Francesco Caffarelli († 1615), marito di Ortensia Borghese, sorella di Camillo, poi papa Paolo V. Dai due nel 1576 nacque Scipione Caffarelli Borghese, che venne creato cardinale il 17 agosto 1605 e morì il 2 ottobre 1633. Suo zio Camillo Borghese, nato nel 1552, divenne cardinale il 21 giugno 1596, papa con il nome di Paolo V il 16 maggio 1605 e spirò il 28 gennaio 1621.
Annibale Bentivoglio era figlio del marchese Enzio figlio di Cornelio Bentivoglio e di Isabella Bendedei e fratello di Guido (1577-1644), creato cardinale il 17 maggio 1621, che spirò il 7 settembre 1644.
Il 12 febbraio 1620 il cardinal Leni fece testamento nominando erede universale la nipote Licinia ed i suoi discendenti e, mancando la discendenza, la chiesa di San Carlo ai Catinari in Roma. Il 26 ottobre 1627 lo consegnò al notaio. Il 3 novembre spirò. I Martinengo Colleoni spesso si qualificarono Martinengo Colleoni Langosco Leni, compresi alcuni che non erano discendenti dei Leni.
Licinia Leni spirò il 1° giugno 1628.
Gherardo (1601-1643) nel 1636 si risposò con Margherita Martinengo Cesaresco e poi, rimasto nuovamente vedovo, il 3 luglio 1640 con Flavia Bonelli principessa d’Altamura († 1691), pronipote di papa Pio V (Fra Michele Ghisleri), dalla quale ebbe Gaspare (o Gasparo) Giacinto (1641-1701).
Francesco Amedeo il 6 febbraio 1644 in casa Terzi a Bergamo, nel territorio della parrocchia di San Cassiano, sposò Chiara, figlia di Vincenzo e sorella di Luigi (1611?-1688) primo marchese Terzi, che, trasformando l’abitazione avita, fece realizzare il palazzo in Città alta. A quanto pare non ebbero figli.
Chiara spirò nel 1657. Francesco Amedeo venne bandito nel 1662, fece testamento il 6 aprile 1665 e lasciò erede il fratellastro Gaspare Giacinto ed i di lui figli maschi, spirò a Cassano d’Adda nello stesso 1665 e fu sepolto a Cavernago. Il 23 giugno Gaspare Giacinto ebbe l’investitura di Cavernago dalla Repubblica veneta.
Gaspare Giacinto l’8 giugno 1659 a Roncadelle sposò Chiara Camilla Porcellaga (1647?-1698), figlia del fu Pietro Aurelio, che spirò l’8 ottobre 1698; ultima della sua famiglia, Chiara portò l’eredità Porcellaga in Casa Martinengo Colleoni.
Dalle loro nozze nacque un altro Francesco Amedeo (1666-1693) il quale nel 1688 sposò Francesca Martinengo di Erbusco (1648-1695), ultima del suo ramo. Fu poi bandito e morì a Torino nel 1693 senza discendenza. Suo fratello Pietro Emanuele (1670-1746) sposò l’11 giugno 1695 la contessa Maria Lodovica Giulia Giuseppa Gambara (1678-1756) dalla quale ebbe vari figli, tutti morti bambini, e due figlie che divennero adulte: Marianna (1704-1758), moglie nel 1727 di Luigi Martinengo dalle Palle (1694-1764), e Licinia (1711-1763?), moglie nel 1731 di Guido Bentivoglio (1705-1769). Pietro Emanuele spirò a Cavernago il 7 febbraio 1746, seguito dalla vedova il 13 gennaio 1756.
Con Pietro Emanuele si estinse la linea maschile di questo ramo. Molti beni, fra cui Cavernago, passarono in virtù di un fedecommesso (cioè di una disposizione che vincolava alcuni beni alla discendenza maschile) all’altro ramo, quello dei Martinengo Colleoni Malpaga, nella persona di Venceslao (1714-1779) e poi ai suoi figli fra cui Giovanni Estore (1763-1832) e Giuseppe (1768-1848). Estore aderì alla rivoluzione francese e fece piantare il celebre albero della libertà (il piantone) a Cavernago. Fu senatore, cavaliere dell’Ordine della Corona ferrea, membro del Collegio elettorale dei possidenti, capitano comandante le Guardie d’onore della Compagnia di Brescia e ciambellano onorario. La gestione patrimoniale dei fratelli non fu molto buona e le fortune della famiglia iniziarono a declinare, anche per lo svincolo dei beni fideicommissari. Da Giuseppe il castello passò al nipote Venceslao (1810-1885), figlio di Estore, che non ebbe figli e con il quale la famiglia si estinse, proprio nel castello di Cavernago.

(tratto da: Gabriele Medolago e collaboratori: Gli stemmi ritrovati. Segni araldici a Cavernago, 2018)

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